Studio sul personale ospedaliero vaccinato al Niguarda: il 98,4% ha gli anticorpi anti COVID-19
Un’importante ricerca per comprendere l’efficacia del vaccino anti COVID-19 Comirnaty di Pfizer: si tratta dello studio clinico RENAISSANCE (REsponse to BNT162b2 COVID-19 vaccIne: short And long term immune reSponSe evAluatioN in healthCare workers) realizzato dall’Ospedale Niguarda in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano.
La ricerca, condotta su uno dei campioni più ampi ad oggi in Italia, ha l’obiettivo di verificare la risposta immunitaria del personale ospedaliero che, tra gennaio e febbraio, ha ricevuto le dosi del vaccino all’Ospedale Niguarda.
Il monitoraggio sierologico ha preso in esame 2.497 vaccinati. Con un prelievo di sangue, dopo 14 giorni dalla seconda somministrazione, è stato così possibile verificare se il farmaco abbia evocato una immunizzazione protettiva.
In particolare, grazie ad un test di laboratorio di ultima generazione, sono stati ricercati e dosati gli anticorpi IgG diretti contro il recettore RBD della proteina Spike, ovvero quella classe di anticorpi neutralizzanti COVID-19 che difendono le cellule dal virus Sars-Cov-2.
La risposta anticorpale riscontrata è stata molto alta: il 98.4% del totale dei vaccinati presi in esame ha sviluppato gli anticorpi attesi, mostrando titoli elevatissimi, nella maggior parte dei casi persino oltre i limiti misurabili dalle apparecchiature utilizzate.
Nel dettaglio i dati ottenuti sono così stratificati: il 62.6% del campione ha avuto una risposta superiore a 2.000 BAU (Binding Antibody Unit) /ml, il 21.6% tra 1.500 e 2.000 BAU/ml, l’11.4% presenta un titolo tra 1.000 e 1.500 BAU/ml e il 4.3% inferiore a 1.000 BAU/ml.
“Si tratta di risultati estremamente positivi e incoraggianti – spiega Francesco Scaglione, Direttore del laboratorio di Analisi chimiche e Microbiologia di Niguarda – anche al di sopra delle aspettative. Su 2.497 vaccinati sono stati individuati solo 4 soggetti «non responder». Nello specifico si tratta di persone immunodepresse, con un trascorso di trapianti o patologie che implicano l’uso di farmaci che inibiscono la naturale risposta immunitaria dell’organismo. I risultati dello studio ci stimolano ancora di più a proseguire nell’impegno messo in atto per completare il protocollo vaccinale e a continuare con il monitoraggio sierologico della risposta anticorpale”.
Lo studio non è ancora concluso: gli operatori sanitari saranno infatti sottoposti ad ulteriori prelievi a 3, 6 e 12 mesi dalla seconda dose per monitorare la permanenza della risposta anticorpale nel tempo.
A risultati acquisiti sarà infine possibile valutare anche il potere neutralizzante degli anticorpi per determinare quale possa essere la soglia minima per considerare davvero efficace la protezione contro l’infezione da Sars-Cov-2.