“Chi ha metta, chi non ha prenda”: la grande lezione di San Giuseppe Moscati ai tempi del Coronavirus

In questi ultimi giorni sui social sono apparse diverse immagini provenienti da tutta Italia, con una frase che recita pressapoco così: “Chi può metta, chi non può prenda”. Diversi hanno reclamato la paternità della frase ma chiaramente in pochi anzi pochissimi conoscono la storia di questa frase, enunciata da uno dei più brillanti medici che il sud Italia ha avuto nella sua storia. Un uomo, un medico, un santo, parliamo di Giuseppe Moscati, nato a Benevento il 25 luglio 1880, beatificato da Papa Paolo VI nel corso dell’Anno Santo 1975 e canonizzato da Papa Giovanni Paolo II nel 1987.

Il medico dei poveri

Dopo la sua infanzia trascorsa a Benevento, il giovane Giuseppe con la famiglia si trasferiscono a Napoli per motivi di lavoro del padre. Dopo i brillanti studi liceali si iscrive alla facoltà di medicina dove si laurea con il massimo dei voti con una tesi sull’ureogenesi epatica e da li tutta una serie di successi nel campo lavorativo, diventò infatti ricercatore, professore e primario di uno dei reparti dell’Ospedale Incurabili di Napoli. Nel 1906 ci fu un’eruzione del Vesuvio e Moscati si recò a Torre del Greco per prestare soccorso, successivamente a Napoli fu in prima linea nella lotta contro l’epidemia di Colera che imperversava e mieteva vittime. Dopo la sua morte gli si furono attribuiti alcuni importanti miracoli e nel corso dell’Anno Santo 1975 dapprima beatificato da Papa Paolo VI  e nel 1987 canonizzato da Papa Giovanni Paolo II.

Il cappello della carità

San Giuseppe Moscati però oltre alla cura del corpo, si dedicava alla cura delle anime dei suoi pazienti i quali erano quasi sempre i poveri e gli ultimi che lui definiva: “le figure di Gesù Cristo, anime immortali, divine, per le quali urge il precetto evangelico di amarle come noi stessi”. Per tal motivo durante le sue visite ambulatoriali e non, cerava di dar loro le cure mediche, spirituali e quando poteva anche qualche soldo, cibo, coperte e abiti. Ma c’è una curiosa storia che va raccontata. Nel suo studio accanto alla scrivania aveva posto un cappello rovesciato dove vi era scritta la frase: “chi ha metta e chi non ha prenda”. In quella frase c’era scritto tutto e oggi a distanza di anni, durante questa pandemia l’insegnamento del “medico santo” è più vivo e attuale che mai.

Ecco cosa avrebbe detto oggi a tutti noi e probabilmente anche a tutti i medici e sanitari che stanno lottando per salvare la vita a tutti noi: “Ama la verità; mostrati qual sei, e senza infingimenti e senza paure e senza riguardi. E se la verità ti costa la persecuzione, e tu accettala; e se tormento, e tu sopportalo. E se per la verità dovessi sacrificare te stesso e la tua vita, e tu sii forte nel sacrificio”.

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