Il mondo dell’antiracket piange Gabriella Guerini
Lutto nel mondo dell’antiracket che piange la scomparsa, a Catania, di Gabriella Guerini. Di origine bresciana, il volto storico dell’antiracket etneo era arrivata in Sicilia con il padre, piccolo imprenditore. Una famiglia la sua che già negli anni ’60 era stata presa di mira con dei tentativi di estorsione che il papà aveva sempre fermamente respinto.
Gabriella negli anni ’70, a Catania, aveva messo creto con il marito un’azienda per la frantumazione delle rocce, suscitando l’attenzione della malavita con le prime pesanti richieste di pizzo. Ma nella Catania degli anni ’80, quella dei 120 omicidi l’anno, non c’era nessuno che si opponeva agli estortori. E così, alle prime richieste degli esattori del racket Gabriella e suo marito fecero sentire il loro “no” denunciando tutto ai carabinieri e, nonostante danneggiamenti alle attrezzature e altri attentati intimidatori non si tirarono indietro. Fu solo a causa di un incendio nel ’91 che l’azienda fu arrestata, ma non alla battaglia di Gabriella Guerini che continuò il suo impegno nell’antiracket a Catania e in provincia.
Il Coordinamento siciliano e il direttivo nazionale di “SOS impresa – Rete per la Legalità” si uniscono al dolore della famiglia Sicuro per la scomparsa di Gabriella Guerini, simbolo della lotta al racket a Catania e presidente storica dell’associazione “Antiracket Antiusura Etnea” di Sant’Agata Li Battiati.
Una perdita che ha colto di sorpresa i dirigenti regionali Pippo Foti e Mauro Magnano, così come Luigi Cuomo, presidente nazionale di “SOS impresa – Rete per la Legalità”. Lunga, infatti, la loro frequentazione con la Guerini, da anni punto di riferimento per la sua provincia. Solo una settimana fa il vicepresidente nazionale, Pippo Scandurra, l’aveva sentita per sincerarsi delle sue condizioni di salute, che non parevano così preoccupanti.
«Gabriella ha lasciato un enorme vuoto – affermano i dirigenti di “Sos Impresa – sarà veramente difficile pensare al movimento antiracket siciliano e nazionale senza di lei».