Non tutti i virus… sono virtuali…
Un analisi di Marco Travaglio, sugli effetti che il Corona virus sta avendo nel nostro paese, mi porta ad un ulteriore riflessione. Non è certo una novità che il rapporto tra causa ed effetto fa parte delle leggi universali, il karma : ogni azione genera un risultato, un effetto, ed è interdipendente.
Travaglio ironizza che per “colpa “del corona virus tutta una serie di situazioni che si stanno verificando non sarebbero state possibili e forse non sono poi così male. Ad esempio nei programmi televisivi scarseggiano i politici e abbondano gli esperti, molti italiani si domandano sgomenti che ne sarebbe di noi se avessimo votato a novembre e ora il premier fosse Salvini…..
Non si parla più di Santa Prescrizione come baluardo della Civiltà Occidentale e del Diritto Romano.
Per colpa del coronavirus, si notano un po’ meno le Sardine. Il Tribunale di Roma tiene le udienze alla sola presenza dei soggetti interessati e non più in modalità “mercato del pesce”; Gli avvocati trasmettono gli atti per via telematica, senza portarli in forma cartacea in tribunale….
Per colpa del coronavirus, milioni di italiani si lavano anche più volte al giorno…
Chi intasava quotidianamente i Pronto soccorso degli ospedali alla minima paturnia se ne sta finalmente a casa, lasciando lavorare i medici e gl’infermieri su chi ne ha davvero bisogno.
Molte imprese scoprono lo smart working (lavoro da casa) e telelavoro (in collegamento a distanza), che consente loro di ridurre i tassi di assenteismo e a tanta gente di guadagnare tempo, denaro e salute senza intasare metro, bus, tram, taxi, treni,…
Per colpa del coronavirus, forse sarà rinviato il referendum del 29 marzo sul taglio dei parlamentari. Conclude Travaglio “Se non fosse per i morti, i malati, i terrorizzati, i danni all’economia e il rinvio del nuovo film di Verdone, quasi quasi……”
Condividiamo un po’ tutti che per “ colpa “ del coronavirus, abbiamo più tempo per riflettere sulla nostra vita. Cosi impegnati sul terreno del virtuale ci siamo fatti trovare del tutto impreparati alla comparsa e alla diffusione di un virus che stavolta non ha preso di mira il nostro hard disk, ma ha attaccato il nostro corpo.
Un virus che ci ha fatto modificare i nostri comportamenti individuali: niente aperitivo con gli amici , partite di calcetto annullate, riunioni a data da destinare, viaggi rinviati, scuole chiuse.
A causa di ciò si osserva una caduta dei consumi ( cinema , ristoranti, viaggi ), stiamo tutti più in casa. Trascorriamo più tempo con i nostri cari, cuciniamo, prepariamo torte e magari riprendiamo l abitudine di telefonare a qualche parente anziano, per informarci sullo stato della sua salute.
Un virus che ci fa fare i conti con la precarietà della vita , con le nostre sicurezze eccessive, pronte a trasformarsi in panico.
Un panico che si è diffuso tra gli scaffali dei supermercati, spostando la paura dal contagio del virus al rischio di morire di fame è il caso di dire sazi e disperati.
Stiamo facendo i conti, con i limiti e la fragilità di una società globalizzata e super connessa. Sulla velocità con cui si muovono le persone, ma anche le notizie sopratutto le fake news.
Stiamo riflettendo sugli effetti di una produzione economica a catena che coinvolge vari stati. Non in ultimo il dubbio che in caso di pandemia saremo difronte ad una scelta :più vite vorremmo salvare maggiore sarà la paralisi delle attività produttive. Il tutto condito da un ansia generale dovuta ad un abbassamento del tasso di resilienza delle nostre società.
Forse è il caso di dire che l onnipotenza tecnica e virtuale poggia sulla struttura fragile e precaria della nostra condizione umana . Facciamo nostro questo momento comprendendo la bellezza e lo splendore di quella cosa meravigliosa che si chiama vita e che forse in questi giorni molti di noi abbiamo provato a rivalutare.
Chi si ferma non è perduto ma sulla buona strada per salvarsi.