Roma da l’ultimo saluto a Rodo Santoro

È scomparso nella notte a Roma Rodo Santoro, ne danno notizia i familiari.

Nato a Kos nel 1938 (allora Dodecaneso italiano), Rodo Santoro è stato architetto, pittore, scenografo e saggista di storia, vantando una vasta produzione letteraria. Recentemente anche romanziere con il suo “Sino a nuovo giorno” ed. Tabula Fati (2023).

È difficile sintetizzare l’attività poliedrica di Rodo Santoro – afferma Rosario Ribbene, presidente dell’Associazione Rodoartericordo ancora il mio primo approccio conoscitivo con la figura di Rodo Santoro: avevo tra le mani la copia del suo libro su Palermo, un volume corposo nella consistenza materica ed appassionante nel contenuto. La prima volta che entrai nel suo atelier palermitano il mio stupore fiaccava qualsiasi tentativo di carpire quanti più dettagli possibili. Ogni angolo di quegli spazi testimoniava una incessante ed operosa attività di studio e creatività, esploratrice di molti ambiti del sapere e rivolta ad enucleare ampie gamme di soggetti artistici. Colori, odori, luci ed atmosfere rapivano le mie sensazioni man mano che il mio sguardo si aggirava tra le tele e le chine di ogni dimensione – con soggetti, colori e sfumature le più disparate – i libri, le riviste, le stampe di ogni sorta”.

Ha restaurato alcuni importanti castelli siciliani: il castello a mare di Palermo, il castello di Caccamo, il castello di Castelbuono, il castello di Acate. È stato consigliere scientifico dell’Istituto Italiano dei castelli.

Altri sanno che Rodo Santoro è lo scenografo della rinascita delle Feste in onore di Santa Rosalia con il suo celebre Carro Trionfale del 1974.

Pochi ma qualificati sono quelli che conoscono la sua attività artistica. Rodo infatti è – da sempre – un pittore, essendo nato all’Arte per sua dote naturale da quando frequentava le scuole medie inferiori a Roma. Iniziò con l’acquerello e gli inchiostri di china e soltanto al Liceo Artistico, sempre a Roma, passò alla tempera e all’olio. Amava ripetere spesso che si era formato negli anni ’60 del Novecento frequentando gli ultimi epigoni della “scuola romana” e ammirando le grandi pale d’altare delle chiese barocche di Roma. Il suo modello tipologico di artista fa infatti riferimento agli architetti del Cinque-Seicento che alternavano la progettazione di grandi architetture alla pittura delle grandi pale per gli Ordini religiosi o per le grandi committenze laiche.

Se è vero che “dipingere è un modo di amare” come diceva Van Gogh, per Rodo “dipingere è un metodo per conoscere” e da qui deriva l’adesione ad un realismo fantastico senza essere un visionario. Ha sperimentato anche un recupero della cosiddetta “pittura storica”, cioè la rappresentazione di episodi storici (soprattutto del Medio Evo) ormai negletta dai più, su tele di grandi dimensioni e con un notevole successo di estimatori.

La vivacità dei colori – i rossi, gli arancioni, i gialli indiani, i violarossi – caratterizza quest’ultima fase dell’arte di Rodo insieme alla virulenta pennellata grafica di ispirazione impressionistica (Brmà, Van Dicht, Siena bruciata, nero di Marte) ma con un occhio sempre costante al Sei-Settecento italiano e spagnolo.

I temi del sacro e del profano si alternano e si intrecciano di continuo negli olii e nelle chine di Rodo. Egli traeva linfa vitale d’ispirazione dalla pittura meridionale italiana del Seicento, ma naturalmente non ne fa una ripetizione, solo suggestioni e umori. Quella che l’artista rappresenta è più spesso una Sicilia metaforica e, pur essendo riconoscibile, è tuttavia un luogo fuori del tempo o, se volete, senza tempo. Pur traendo parzialmente ispirazione da un ambiente figurativo siciliano come scena rappresentata nei suoi quadri, pur tuttavia l’artista non cade mai nella “pittura di genere” siciliani sta, ormai stanca produzione cartolinesca.

Egli ha assorbito dal particolare localistico umore sociale ciò che vuole proporre come esempio universale travalicando quindi un confine “fisico” aprendosi verso l’ampio teatro estetico della grande produzione pittorica dell’espressionismo europeo.

Molte sono le tracce dell’intensa attività artistica di Rodo Santoro in giro per l’Italia e Palermo ne risulta pregna: dal Festino – evento festivo di grande respiro e coinvolgimento che ha accompagnato le vicende della città di Palermo dal 1625 – ai testi sulla cucina siciliana, dalle chine alle grandi tele ad olio gelosamente custodite da appassionati cultori della sua arte.

Per quanto monumentale fosse il suo profilo ed il suo bagaglio culturale ed artistico – continua Rosario Ribbene – Rodo Santoro è stato un uomo sempre cortese, buono e disponibile. Uno che ha aperto scenari di vita a molte delle persone che ha incontrato lungo il suo cammino. Uno che è riuscito a squarciare la tela della Bellezza del mondo consegnandola agli altri ed al futuro. Conversare con lui non era una mera successione di parole lanciate nel vuoto o sull’interlocutore, era piuttosto un tuffo in mille argomenti su qualunque tema, sviscerati con una eleganza ed una capacità che solo i grandi della cultura riescono a fare”.

I funerali saranno celebrati domani alle ore 10.30 presso la Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti a Roma in Viale del Monte Oppio 28.

Da tutta la redazione le sentite condoglianze per i familiari di Santoro.

 

 

 

Foto di copertina: Ignazio Tesoro

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