Cefalù: al via la mostra MateriaEmozione del maestro Giuseppe Collara

Tutto è pronto per l’inaugurazione della mostra “MateriaEmozione” del maestro Giuseppe Collara, presso il complesso monumentale di Santa Caterina a Cefalù a partire dalle ore 18,00 del 31 luglio 2021.

Opere inedite e di recente produzione dal 2019 al 2021, di uno dei principali artisti del nostro tempo, apprezzato e riconosciuto dalla critica e dalle istituzioni, in ambito internazionale.

Giuseppe Collara nasce a Cefalù nel 1948, frequenta l’Accademia di Belle Arti a Palermo nella sezione di pittura e in quella di Roma di nudo. A soli 19 anni gli viene commissionato un enorme affresco, “Apocalipse e Love” (m 11x 2,5) per il boccascena del cineteatro “Astro”di Cefalù,ancora presente nelle massicce e plastiche figure di discendenza Michelangiolesca. Il suo excursus di vita e artistico, è strettamente legato ai luoghi in cui ha vissuto e ai suoi numerosi atelier in cui la sua fervida attività si espressa unica e irripetibile. Sebbene, in vari periodi, il suo percorso artistico assume mutamenti nella scelta di tecniche e soggetti, il suo talento e imprinting cromatico e segnico é del tutto originale e inconfondibile, ed è già presente, dagli schizzi estemporanei degli scorci marini giovanili alla serie pittorica in piccoli formati del Duomo . Dopo la Marina Militare viene in contatti loquaci artistico culturali con artisti veneti e negli anni ’70 si trasferisce a Padova dove insegna educazione artistica. Nel 2013 vi ritorna per una prestigiosa esposizione patrocinata dal Comune al “San Gaetano” centro culturale della città patavina.

Negli anni’90 approda in Francia, dove vi resta per trent’anni, nelle Alpi Marittime a Mougins, a pochi passi dall’atelier e dimora di Picasso, fonte di grande ispirazione e fervore creativo (periodo in cui migra a sperimentazioni neo picassiane, espressioniste sino ad abbandonare totalmente la figura e giungere alle sue corde più profonde : l’astratto ). La sua arte, suscita grande interesse della critica e del pubblico, nelle numerose mostre nel sud del Francia tra cui alla “Maison de la Culture” di Nervers e a Chambery, Premery, Fayence e in altri siti della Bourgogne. Un periodo ricco di successi e considerazione anche dalle istituzioni locali e dal Sindaco di Nerves Pierre Beregovoy e dal deputato Marchel Charmant. Quest’ultimi sensibilizzati dalla bellezza delle sue opere gli mettono a disposizione, per lunghi periodi, spaziosi atelier, funzionali rispetto alla sua iperproduttivita creativa sia in termini di numero di tele di grandi dimensioni che per l’ampia gestualità richiesta, per la loro realizzazione. Da sei anni il Maestro è tornato a Cefalù dove nel suo “Eden” di alberi e panorama mozzafiato verso la cittadina, risiede, dipinge e scolpisce, in piena libertà, carico della sua esperienza e amore tra arte e natura. La sua forza e dinamica pittorica, compendia il coinvolgimento di quella fisica, ma lui sostiene che è dalle radici più profonde della sua anima che scaturisce quel lirismo e phatos, che la stessa materia traduce in arte ed emozione. Materia amata e combattuta, come un guerriero coinvolto in incontri e scontri di energia e potenza interiore, come un vulcano in piena eruzione, colpisce travolto per poi sentirsi leggero tra alcuni segni, e moti, che evocano solo libertà. Una lava fluente di magma cromatico da cui sottrae l’univoco dell’immagine e in cui crea fenomenologiche evoluzioni che dall’occhio solcano e attraversano gli strati più profondi dell’essere . Del resto la pittura del Maestro è sensuale e ci appare come lui stesso la definisce, un “big bang” sofferto, che crea “mondi nuovi” nel suo distruggersi esplosivo e nel suo rinascere, una vera e propria genesi. Nella volontà di dominare il colore, agisce su grandi superfici, con una miriade di sentimenti forieri di passione, amore ma anche rabbia, verso la violenza e la cattiveria umana, quasi a cancellarne l’immagine. Come in un “palinsestum”, immette e poi ritorna su quelle gamme, non solo con spatole ma anche con le stesse mani, come in “trance”. Libero da ogni rappresentazione figurativa, paesaggistica, iconica, il suo cosmo pittorico vibra e genera in catarsi, alla ricerca di un essenza pura e primigena. Con eccelsa metodologia ed esperienza tra tecnica mista e supporti diversi interviene tra segno e colore. Sfondi di alcune opere mostrano timbriche di tenebre e abissi semi ignoti, talvolta provenienti dal buio e dai silenzi astrali, locus infiniti e irraggiungibili, che in altre produzioni ribaltano in accesi azzurri oceanici. L’azzurro è difatti uno dei colori predominanti , intimo e spirituale, magico, profondo…coinvolgente, con il moto e il suono, che ascoltiamo e avvertiamo osservando le sue opere. Un colore familiare che lo rimanda all’infanzia al mare della Giudecca da dove si tuffava. Ma ad influenzare ancora oggi le sue intense nuance, è l’esperienza di un suo viaggio nell’isola Mayotte nell’Oceano Indiano, portando con le specie sottomarine della laguna e i colori rossi dei coralli e le “trasparenze” oceaniche e misteriose che ergono in alcuni tratti le sue tele, alternate a “texiture” più dense. Tutto ciò che ha vissuto e vive intensamente, ha arricchito il suo bagaglio intimistico, ma mai per ispirarsi ad un’immagine reale ma solo per distillarne la linfa della sua creatività e ciò che lui definisce “tesoro interiore di bellezza”. I vari strati di superficie pittorica, come in uno scavo archeologico, esplorano e ricercano una risposta o una verità incrementando segni, ellittiche e orizzonti senza “limen” all’infinito. Ci troviamo rapiti da quella sintesi inumana, e astratta, in metamorfosi, nel suo rigenerarsi di zona in zona e nell’insieme dell’opera stessa irraggiungibile e inafferrabile, debordante dalla sua cornice, che si materializza e dematerializza al contempo anche all’occhio stesso. Libero da ogni costruzione narrativa, ci lascia navigare senza mai un approdo con lo sguardo, senza un sopra ne un sotto, una perdita del centro, tra riflessioni e contemplazioni. Nell’alchemica interiorità assistiamo a un processo mutevole e rigenerativo risucchiato da un “buco nero” o viceversa che erge di abbagliante luce dorata, non vi è programmazione banale di una tavolozza, ne interventi di pennelli ma il colore stesso che muta dentro la tela stessa, come un vero demiurgo che attraverso la sua arte rende possibile viaggiare dal visibile all’invisibile e…viceversa!

Inaugura il Sindaco Rosario Lapunzina ed è presentata e recensita dallo storico e critico d’Arte Francesca Mezzatesta (nella foto con il Maestro).

 

 

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