Selinunte: scoperto un alveare di ape nera sicula alla base del tempio greco
E’ bello immaginare che queste api possano vivere qui da diversi secoli: nascoste in una cavità del primo gradino nel Tempio E, immuni al tempo, delicatamente suddite della loro regina. Attorno Selinunte è cresciuta, ha combattuto, è crollata, è stata abbandonata: ma le apine nere – perché di questa specie si tratta, a forte rischio di estinzione, protette e curate dagli apicoltori come gioielli preziosi – sono rimaste, imperterrite, silenziose. Complice il grande giardino incontaminato che è Selinunte, il parco archeologico più esteso d’Europa, un habitat idilliaco di 280 ettari per le specie autoctone, sia animali che vegetali. Proprio ai piedi del Tempio E è stato scoperto questo alveare naturale di ape nera sicula che vive pacifica tra i ruderi, conservando un patrimonio genetico autentico. Negli anni diversi sciami di api nere sono stati salvati all’interno o al confine del Parco archeologico, ma non era mai successo che fosse individuato un alveare naturale rimasto per anni e anni praticamente “puro”, esempio unico di biodiversità di notevole interesse per entomologi, agronomi, università ed istituti di ricerca. Le api in Sicilia si allevavano già 2500 anni fa, in epoca greca e romana, sia Varrone che Virgilio si occuparono di apicoltura; a Selinunte un santuario è dedicato a Zeus Meilichios (ovvero “dolce come il miele”). Il direttore del Parco Felice Crescente e l’apicoltore Vito Salluzzo che alleva ape nera sicula nel sito archeologico, hanno ripulito l’area vicino all’alveare che così può essere conosciuto da visitatori e studiosi, tutelato e valorizzato. Le api che entrano ed escono dalla cavità del Tempio greco sono piccole e nere, e soprattutto, molto docili. E a maggio anche il Parco archeologico di Selinunte avrà il suo miele grazie a queste preziose alleate.