Da Chiaramonte Gulfi alla Calabria. Il pastificio SAM, start up di tre giovani immigrati
Si chiama pastificio Sam il nuovo progetto realizzato e gestito da Sadia Diaby, 23 anni, Adama Traore, 23 anni, entrambi del Senegal, Madi Minougouy, 22 anni, della Costa d’Avorio. Siamo a Mangone (CS), in Calabria. E’ qui che i tre giovani hanno costituito la cooperativa Sam, un’azienda per la produzione di pasta fresca e ostie. Accanto al pastificio SAM, è sorto anche il brand “PARTICULA – pane per la messa”, che produce le ostie destinate alle celebrazioni. Il pastificio Sam ha però un legame speciale con Chiaramonte Gulfi, nel ragusano, perché è qui che ha sede la cooperativa Fo.Co, capofila del progetto.
La nascita della cooperativa è stata infatti sostenuta dal progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza”, sostenuto da Fondazione con il Sud, dalle cooperative Fo.Co., di Chiaramonte Gulfi (Rg) e Mi.Fa., di Cosenza, Amu (Azione Mondo Unito, Ong fondata nel 1986) e AFN (Associazione Azione Famiglie Nuove). Oggi Sadia, Adama e Madi producono e vendono il loro prodotto già apprezzato da molte famiglie, ristoranti e rivendite commerciali. Alla realizzazione della pasta hanno unito la produzione artigianale di ostie per la messa. Loro sono musulmani.
Il progetto del Pastificio Sam parte da lontano. Sadia, Madi e Adama sono arrivati in Italia da minorenni, cinque anni fa. Erano giovani e con tanti sogni nel cassetto: avevano sfidato il mare e i pericoli ed erano approdati in Calabria, a Corigliano. Erano ospiti del Sistema di Accoglienza e Integrazione (SAI) di Rogliano “Casa Ismaele”, gestito dalle Coop. Fo.Co. e Mi.Fa. e da AFN.
Due anni fa la svolta. Dopo aver imparato la lingua e un mestiere, hanno scelto di fare i pastai, frequentando un corso. Il progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza” ha fatto da incubatore d’impresa: sono stati seguiti e accompagnati. In questi anni, vari ostacoli burocratici hanno rallentato il loro percorso. Oggi il sogno è diventato realtà: inizia il loro progetto di vita in Italia, in Calabria, dove hanno deciso di rimanere.
«Siamo felici di aver realizzato il nostro sogno e di poterlo fare qui, in Calabria, nella terra che ci ha accolto. Oggi finalmente il sogno del nostro futuro è diventato realtà – ha detto Madi Minougouy, ivoriano – Chi ha assaggiato il nostro prodotto lo ha apprezzato. Noi abbiamo puntato tutto sulla qualità. Invitiamo tutti a venire ad assaggiarlo».
«Il pastificio artigianale SAM è nato grazie al progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza” – spiega Salvatore Brullo, direttore generale di Fo.Co. – qui a Rogliano si è lavorato per la formazione professionale e l’inserimento professionale. Vorrei sottolineare un dato: questo non è un progetto di buona accoglienza, non è un’esperienza di buona integrazione, ma è una start up d’impresa. Questi ragazzi danno il loro contributo alla società avviando un’attività produttiva, generando utili, generando ricchezza sociale, pagando le tasse, i contributi, gli affitti. È una realtà altamente innovativa, nata da un bisogno: noi la sosteniamo, ma questi giovani la portano avanti in maniera egregia».
«Questa è un’esperienza molto bella di collaborazione tra diverse realtà, diverse associazioni – commenta Gaetano Gabriele, presidente della cooperativa Mi.Fa. – ricordo ancora il giorno in cui, cinque anni fa, siamo andati a prendere questi ragazzi a Corigliano. Erano appena sbarcati ed erano minorenni. Poi sono stati affidati a Casa Ismaele, lì sono cresciuti e si sono formati. Poi è arrivata la possibilità di proporre questo progetto imprenditoriale. All’inizio erano coinvolti sia ragazzi italiani che stranieri. Poi sono rimasti solo loro. Ci ha colpito la loro decisione di produrre, insieme alla pasta fresca, anche le ostie. Ci hanno detto: “Vogliamo produrre il pane per la messa dei nostri fratelli cristiani”».
«Quando ho conosciuto Adama, Madi e Sadia – spiega Giovanni Calabrese, responsabile del progetto “Fare sistema oltre l’accoglienza” – sono stato colpito dalla loro voglia di scommettersi, di realizzare il loro sogno, senza mai arrendersi o scoraggiarsi. Attorno a questo progetto, c’è stata una grande rete di collaborazione, di singoli e di aziende. Tra questi, il Molino Casillo di Corato, in Puglia che, tramite la Fondazione Casillo, ha dato un importante contributo per la realizzazione del pastificio, donando 1000 chili di farina per la fase di start up. Ma il contributo maggiore lo hanno dato questi tre giovani, che hanno creduto nel progetto e si sono spesi fino in fondo. Ci hanno creduto e, nonostante gli ostacoli burocratici, sono riusciti a raggiungere l’obiettivo. E ora tanti hanno acquistato questo prodotto, peraltro veramente buono ed è molto apprezzato».