Il ferimento di Comiso, parla la scrittrice Bruna Colacicco
A Comiso, in provincia di Ragusa, un uomo ha ferito al volto la moglie, poi ha messo in atto gesti di autolesionismo, cercando di tagliarsi le vene e la gola. Ora, l’uomo è stato arrestato, ma si trova ricoverato in ospedale. La donna, invece, porterà per sempre nel volto i segni della violenza subita.
“Colpire al viso significa provare a togliere l’identità alla vittima che porterà per sempre i segni dell’aggressione ben visibili a tutti” afferma Bruna Colacicco, milanese, pediatra, co-fondatrice dell’”Associazione Scrivere contro la Violenza”, che ha gestito la casa – museo “Alda Merini”.
Autrice del romanzo memoir “Eppure sono lieve”(Manni, 2019), scritto allo scopo di aiutare le donne e il loro entourage a riconoscere i segnali di abusi e di violenza psicologica ed a trovare la consapevolezza e la forza di uscirne, Colacicco è da anni impegnata, sia con la partecipazione a trasmissioni televisive come “UnoMattina” sia con l’organizzazione di eventi ed iniziative, a far sì che le donne prendano coscienza del problema, imparando a riconoscere per tempo i segnali di una relazione psicologicamente violenta e dell’abuso domestico e del mobbing familiare. Nel suo libro, un diario a quattro mani scritto insieme alla protagonista, racconta una vicenda di violenza psicologica della vittima, che coinvolge anche i figli, costretti sempre ad assistere. Il nuovo Codice Rosso, introdotto in Italia nel 2019, ha individuato due fattispecie di reati: “maltrattamenti in famiglia” e, per quanto riguarda i figli, “violenza assistita”.
Anche nell’episodio di Comiso la figlia minorenne, così come l’anziana madre, sono stati costretti ad assistere alla tragedia che si consumava tra le mura domestiche. La figlia ha cercato di frapporsi tra i genitori.
“La figlia – spiega Bruna Colacicco – porterà per sempre dentro di sé le conseguenze di questa terribile violenza assistita. Sarà complicato togliere le cicatrici dal viso della madre e altrettanto complicato aiutare la figlia a guarire dalle conseguenze possibili future della violenza assistita”.
Il nuovo “Codice Rosso” punisce severamente sia la violenza psicologica che la violenza assistita. “I figli – continua la scrittrice milanese – subiscono le sfuriate e le violenze di genitori. Spesso essi non comprendono il grave danno che viene loro arrecato o sono incapaci di fermarsi o di porvi rimedio. La madre che pure vorrebbe difenderli e tutelarli, spesso non riesce ad uscire dal vortice di una relazione sbagliata, da violenze talvolta fisiche, talvolta psicologiche, che la annientano. Spesso non è capace di reagire. La consapevolezza di ciò che accade, il saper riconoscere i segnali di una violenza spesso subdola e misconosciuta, come quella fatta di ricatti, minacce, divieti o sottomissione economica, sono i segnali di un rapporto sbagliato. Reagire, chiedere aiuto, uscire da tutto questo, è l’unico modo per salvare se stessi ed i propri figli”.