Il Presidente Draghi agli Stati Generali della Natalità: un’Italia senza figli è un’Italia che non ha posto per il futuro
Agli Stati generali della natalità stamattina si è affrontato il tema “urgente” e “basilare” per “invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dall’essere umano”.
Due gli interventi di spicco, quello di Papa Francesco e quello del premier Mario Draghi: qui seguito il suo intervento (integrale) ed il video.
Santo Padre
Presidente de Palo
Ambasciatore Sebastiani
Presidente Zingaretti
Sindaca Raggi
Relatori del convegno
Ringrazio il Santo Padre per la sua presenza, questa presenza testimonia ancora una volta come le questioni sociali ed economiche abbiano prima di tutto una dimensione umana ed etica.
Ringrazio il Forum delle Associazioni Familiari per l’invito.
E la Regione Lazio, l’Istat e la Rai per il loro ruolo nell’organizzare questo evento.
Questa è epoca di grandi riflessioni collettive.
Perso l’ottimismo, spesso sconsiderato, dei primi dieci anni di questo secolo, è iniziato un periodo di riesame di ciò che siamo divenuti.
E ci troviamo peggiori di ciò che pensavamo, ma più sinceri nel vedere le nostre fragilità, e più pronti ad ascoltare voci che prima erano marginali.
Vediamo il danno che abbiamo fatto al pianeta, e vediamo il danno che abbiamo fatto a noi stessi.
La questione demografica, come quella climatica e quella delle diseguaglianze, è essenziale per la nostra esistenza.
In realtà, voler avere dei figli, voler costruire una famiglia, sono da sempre desideri e decisioni fondamentali nelle nostre vite.
Nel senso che le orientano e le disegnano in modo irreversibile.
Ma la loro essenzialità, cioè l’essenzialità di volere avere dei figli e di volere costruire una famiglia, la loro essenzialità, non era percepita.
La dimensione etica che questi desideri e queste decisioni comportano è fondante per tutte le società dove la famiglia è importante – secondo molti, me incluso quindi per tutte le società.
Tuttavia, essa, questa dimensione etica, veniva spesso negata o respinta.
Per molti anni si è pensato infatti che il desiderare o meno dei figli dipendesse dall’accettare con coraggio e umanità questa dimensione etica.
O invece respingerla, negarla in favore dell’affermazione individuale.
Ciò ha avuto conseguenze sociali divisive.
Si è guardato alle donne che decidevano di avere figli come un fallimento, e all’individualismo come una vittoria.
Oggi, con il superamento di importanti barriere ideologiche, abbiamo capito che questa era una falsa distinzione che tra l’altro non trova risconta nei dati, come è stato appena detto dal Presidente De Palo, e mostra uno studio recente del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione: le coppie vorrebbero avere più figli di quelli che effettivamente hanno.
In Italia, questa differenza è molto ampia. E’ stato detto che le coppie italiane vorrebbero avere in media due figli, ma in realtà ne hanno 1,24.
Inoltre, se riflettiamo bene, la consapevolezza dell’importanza di avere figli è un prodotto del miglioramento della condizione della donna, e non antitetico alla sua emancipazione.
Lo Stato deve dunque accompagnare questa nuova consapevolezza. Continuare ad investire nel miglioramento delle condizioni femminili. E mettere la società – donne e uomini – in grado di avere figli.
Le ragioni per la scarsa natalità sono in parte economiche. Esiste infatti una relazione diretta tra il numero delle nascite e la crescita economica. Tuttavia, anche nelle società che crescono più della nostra, la natalità è in calo.
Questo indica come il problema sia più profondo ed abbia a che fare con la mancanza di sicurezza e stabilità.
Per decidere di avere figli, ho detto spesso che i giovani hanno bisogno di tre cose: di un lavoro certo, una casa e un sistema di welfare e servizi per l’infanzia.
In Italia, purtroppo, siamo indietro su tutti questi fronti.
I giovani fanno fatica, molta fatica a trovare lavoro. Quando ci riescono, devono spesso rassegnarsi alla precarietà, quindi non c’è sicurezza. Sono pochi e sempre meno quelli che riescono ad acquistare una casa.
La spesa sociale per le famiglie è molto più bassa che in altri Paesi come la Francia per esempio e il Regno Unito.
Già prima della crisi sanitaria, l’Italia soffriva di un preoccupante e perdurante declino di natalità. Nell’anno della pandemia questo si è ulteriormente accentuato.
Nel 2020 sono nati solo 404.000 bambini. È il numero più basso dall’Unità d’Italia e quasi il 30 per cento in meno rispetto a dieci anni fa.
Sempre nel 2020, la differenza tra nascite e morti ha toccato un record negativo: 340.000 persone in meno. Oggi metà degli italiani ha almeno 47 anni – l’età mediana più alta d’Europa.
Un’Italia senza figli è un’Italia che non ha posto per il futuro è un Italia che lentamente finisce di esistere.
Qundi per il Governo questo è un impegno prioritario. Il Governo si sta impegnando come sapete su molti fronti per aiutare le coppie e le giovani donne.
Al sostegno economico diretto delle famiglie con figli è dedicato l’assegno unico universale – il Presidente De Paolo lo sa bene.
Dal luglio di quest’anno la misura entrerà in vigore per i lavoratori autonomi e i disoccupati, che oggi non hanno accesso agli assegni familiari.
Nel 2022, la estenderemo a tutti gli altri lavoratori, che però anche nell’immediato vedranno un aumento degli assegni esistenti.
Le risorse complessivamente a bilancio ammontano ad oltre 21 miliardi di euro, di cui almeno sei aggiuntivi rispetto agli attuali strumenti di sostegno per le famiglie e come ho detto al Presidente De Palo, si può star tranquilli anche per gli anni a venire che l’assegno unico ci sarà. È una di quelle trasformazioni epocali su cui non è che ci si ripensi l’anno dopo.
Nel mio discorso in Parlamento ho elencato le misure a favore di giovani, donne e famiglie, presenti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Queste includono la realizzazione di asili nido, scuole per l’infanzia, l’estensione del tempo pieno e il potenziamento delle infrastrutture scolastiche. Un investimento importante nelle politiche attive del lavoro, nelle competenze scientifiche e nell’apprendistato.
Nel complesso, queste misure ammontano a venti miliardi circa. Sono cifre mai stanziate prima.
Il PNRR prevede inoltre una clausola generale per incentivare le imprese a assumere più donne e giovani, quale condizione per partecipare agli investimenti previsti nel Piano.
Infine, nel decreto che chiamiamo “Imprese, lavoro, professioni”, che presenteremo la prossima settimana, lo Stato garantisce ai giovani gran parte del finanziamento necessario per l’acquisto della prima casa e ne abbatte gli oneri fiscali.
Ho detto all’inizio che siamo diventati più sinceri nelle nostre consapevolezze. Ma, mentre usciamo da questa fase di importante riflessione, è importante che ci siano decisioni.
Dobbiamo aiutare i giovani a recuperare fiducia e determinazione. A tornare a credere nel loro futuro, investendo in loro il nostro presente.