8 marzo, Elisa Carlisi: “il valore delle donne”
La donna è stata da sempre vincolata alla natura, il corpo femminile legato al vincolo della specie. Aristotele diceva che “la donna fornisce la materia e l’uomo la forma”. Nella cultura cristiana la Vergine Maria forniva la materia anche senza contributo maschile, eppure il Figlio diceva “Io e il Padre siamo la stessa cosa!”. C’è stata sempre una dominanza maschile. La donna è legata alla Natura: l’uomo non avendo problemi di riproduzione, ha avuto il tempo di scegliere il proprio tempo, i propri giochi: correre, cacciare, conquistare ..fermarsi a pensare, impegnarsi nella politica…
Le donne con gli anticoncezionali non sono più schiave dei vincoli della specie o dei capricci maschili e la procreazione non è più un destino, ma una scelta. Ciò nonostante, nella donna più dell’uomo avviene un drastico conflitto, tra due livelli: quello della soggettività (interno al l’individuo): io penso, io voglio… e l’altro dell’oggettività (del mondo esterno).
Il conflitto è più evidente in età adolescenziale quando ci si inizia a preoccupare di poter creare/ plasmare il proprio corpo secondo i dettami della moda, di essere più sensuali per gli altri, mentre invece, tra gli 11 ed i 14 anni il corpo si trasforma, (soprattutto dopo il primo ciclo), e lo fa indipendentemente dal volere femminile. Una contraddizione antitetica tra l’economia dell’io e l’economia della specie dove la procreazione è un guadagno netto per la specie ma una perdita per il singolo (la donna in quanto genera).
Le donne, poi, assistono alla deformazione del corpo, al trauma della nascita, (che non è solamente del bambino), alla soppressione del proprio tempo, alla dedizione totale al nascituro, all’allattamento e alla cura, alla perdita del sonno, a volte alla perdita del lavoro e quindi alla perdita di socializzazione e anche degli amori, che non sono solamente quelli per il marito e per il figlio. Le donne più degli uomini sentono questo conflitto, non ne sono coscienti, ma lo avvertono. Per questo le donne sono più intelligenti degli uomini!
Nelle donne insieme all’intelligenza logico-matematica tipica del mondo maschile, vi è una intelligenza “intuitiva”, che fa parte del mondo irrazionale: ecco perché loro sanno che quando un bambino piange è per fame…
Ecco perché quando si parla ad un uomo a volte questo dice: “sei pazza!”. La donna parla con quella intelligenza di cui dispone che è del mondo irrazionale. Gli uomini dovrebbero non trascurare la loro parte femminile, se non altro per scoprire ciò che per lui è ignoto: le trovate dell’intelligenza femminile sentimentale!
La donna inoltre ha un potere assoluto, quello di vita e di morte…come il potere assoluto del re nel medioevo. Lo ius primae noctis (presunto diritto posseduto da un signore feudale il quale, in occasione del matrimonio di un proprio servo della gleba, avrebbe potuto pretendere di sostituirsi al marito nella prima notte di nozze), non era stato istituito per ragioni sessuali (francamente i re erano tutti avanti con l’età e obesi con diversi disturbi cardiaci dovuti a cattive abitudini di sedentarietà e soprattutto alimentari).
Il significato del “diritto della prima notte” risiede, in verità, nella sua valenza simbolica:
“Tu donna sei padrona della riproduzione ma io sono il padrone della produzione dei beni quindi tra di noi deve esserci un confronto un accordo una unione”. Questo potere di generare della donna si traduce col tempo in un vissuto di onnipotenza, presunzione di poter cambiare anche l’uomo. Ciò non avverrà mai! Gli uomini non si lasciano spostare dal loro impianto.
Per giunta alcuni uomini percepiscono la donna come loro possesso “mia moglie o la mia signora..” estendendo a volte anche alla figli tali attribuiti “i miei figli..” e così via. Questa dimensione possessiva fa si che l’uomo sente le donne come una risposta alle proprie esigenze; quindi capita che quando queste non arrivano più o quando si mettono a parlare con quelle intelligenze di cui dispone e che sono inaccessibili alla mentalità maschile, che non ha fatto pace e non interloquisce con la propria parte femminile allora succede che l’uomo passa alla violenza ( depresso confuso irato deluso..) e in casi estremi al femminicidio.
Le donne dovrebbero dimenticare questo vissuto di onnipotenza legato alla procreazione, possono generare i figli, ma non rigenerare gli uomini e se questi, ad un certo punto, iniziano a trattarvi male: lasciateli subito.
La violenza contro le donne è un comportamento amorale: una violazione dei diritti umani. Quel che è peggio, oggi le donne si innamorano dei narcisisti. I narcisisti sono delle persone handicappate, a cui manca la struttura della relazione e non si può far nulla per fargliela acquisire.
I maschi trascurati dalle madri da piccoli o che hanno avuto una madre severa, saranno uomini che non avendo assorbito la dimensione del sentimento, da adulti avranno due chances per sopravvivere:o vanno in depressione, ed è quella che in psicologia si chiama “Anaclisi infantile”; o diventano narcisisti, cioè investono su se stessi per la loro stessa salvezza.
Ciò è un vantaggio per loro, ma è la rovina per chi gli sta accanto, perché le donne con cui convivono sono vissute solo come un applausometro che conferma le loro scelte e che li gratifica costantemente: non sono adatti alla convivenza!
La differenza tra uomo e donna è radicale anche in una società unisex, in cui si tende alla parità dei sessi. C’è ancora questa forte differenza tra donne e uomini, tra intelligenze. Gli uomini e le donne sono rette parallele che non riescono ad incontrarsi e che tentano di entrare nella storia. La persistenza delle disuguaglianze tra uomo e donna influiscono negativamente e rappresentano un grave ostacolo per la crescita della stessa società. La donna non deve dimenticare che pur entrando nella storia lo deve fare sempre da donna (e non come farebbe un uomo!) altrimenti la storia non cambierà mai.
Dedicato alle parole di un importante psicologo, un formatore, un uomo che continua ad insegnare a uomini e donne, a non snaturarsi, a seguire sogni ed obiettivi ed a comprendersi gli uni con gli altri.