Romanov, identificati i resti trovati nel bosco: appartengono ad Aleksej e Maria
Chi non conosce la leggenda della Gran Duchessa Anastasia Romanov, la sua storia è stata la trama di numerose pellicole dal film “Anastasia” del 1956 con la grande Ingrid Bergam al film di animazione “Anastasia” del 1997. In molti però non sanno che le vicende narrate sono tratte da una storia vera.
La Storia
Immaginatevi la fredda Russia del 1918, un popolo stremato dalla guerra e la famiglia dello Zar intenta a scappare. Ma per capire la storia bisogna tornare indietro di 24 anni. Il 1 Novembre 1984 lo Zar Alessandro III muore e a salire al trono è il figlio Nicola. Descritto come un uomo inetto e privo di immaginazione non era adatto né per capacità né per temperamento a governare, molto probabilmente lui stesso ne era consapevole dimostrando il giorno dell’incoronazione di essere scosso. Sarà la sua inesperienza a portare l’impero Russo alla caduta. Bisogna però procedere per gradi. Amante della famiglia, sposa Alice d’Assia, diventata dopo la conversione alla fede ortodossa Alekandra Fedorovna,
dal carattere debole, insicura e sempre alla ricerca della solitudine. Consiglierà spesso e male il marito. Infatti la Zarina veniva vista come una persona fredda e altezzosa e non venne mai pienamente accettata ne dal popolo ne dalla corte, soprattutto quando l’erede maschio tardò ad arrivare. La coppia Russa avrà ben cinque figli Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e finalmente l’erede maschio tanto atteso Aleksej. Quest’ultimo era però affetto da emofilia, una malattia genetica trasmessagli dalla madre che porta ad emorragie anche dopo una piccola caduta, una cosa grave per un futuro sovrano, pertanto a corte venne nascosto fino al 1912 quando venne fatta una dichiarazione pubblica facendo diventare la Zarina ancora più impopolare. La madre stravedeva per lui, nonostante vivesse con il peso di avergli trasmesso la malattia, ed era ossessionata dal pensiero di proteggerlo. Contattava ogni medico russo, ma ogni metodo per curarlo falliva, oppressa dalla consapevolezza che ogni caduta o taglio avrebbe potuto uccidere il figlio si rivolse a Dio per cercare conforto, disperata arrivò a rivolgersi a mistici e santoni tra questi vi era Grigorij Efimovič Rasputin. Le cui cure sembravano avere successo. Rasputin inizialmente non venne accettato dallo Zar che era conoscenza della cattiva fama del mistico ma dopo vari episodi in cui sembrava “guarisse” Aleksej, accrebbe il suo potere polito. Durante la Prima Guerra Mondiale lo zar partì in battaglia e lasciò la carica di reggente alla moglie inesperta che consigliata dal mistico portò a un malcontento generale. La guerra fu insostenibile per la Russia, il freddo inverno portò a una carestia, e l’inesperienza della sovrana a comandare indebolì le sorti della dinastia Romanov, sarà questo lo scenario che porterà alla rivoluzione. Venne chiesto più volte allo Zar di aiutare il suo popolo, ma quest’ultimo non fu in grado di soddisfare le richieste, nel febbraio 1917 il sovrano perse l’appoggio anche dell’esercito che insieme ai lavoratori formò i Soviet. A Nicola venne chiesto di abdicare e così fece, sperando di difendersi e riuscire a fuggire insieme alla famiglia ma raggiunta San Pietroburgo venne arrestato insieme alla moglie e ai figli. Il governo provvisorio russo, formatosi dopo la rivoluzione, tenne Nicola II, Aleksandra Fëdorovna e i figli confinati nella loro residenza principale, il Palazzo di Alessandro, continuando ad avvalersi dei vantaggi di una famiglia nobiliare. Ma quando vennero trasferiti ad Ekaterinburg, controllata dai bolscevichi, diventarono dei veri prigionieri. Inizialmente furono deportati solo lo Zar, la Zarina e la figlia Maria. Successivamente vennero raggiunti dal resto della famiglia, molto probabilmente lungo il tragitto le Gran Duchesse subirono delle violenze secondo la testimonianza del loro precettore, che sentì le ragazze urlare durante la notte ma che non poté fare niente per impedirlo. Durante la prigionia l’aria era tesa, la famiglia veniva controllata ogni secondo, l’unica cosa che la Zarina riuscì a fare per proteggere i loro averi in caso di una fuga veloce di notte, fu cucire i gioielli nei corsetti delle figlie. Ormai sappiamo che fu Lenin a fare richiesta dell’esecuzione che avvenne il 17 Luglio 1918. La famiglia insieme a qualche servitore venne svegliata alla prime luci dell’alba, fu condotta nella cantina della casa, inconsapevoli del loro nefasto destino. Pensarono sicuramente a un trasferimento, Nicola chiese addirittura una sedia per la moglie e per il figlio. Ma dopo forse un’interminabile attesa venne dichiarata la sentenza e la famiglia reale venne giustiziata, i primi a morire furono Nicola e due servitori, la moglie vide la fine del marito prima di essere uccisa. Più complesso fu uccidere le figlie, le quali avevano i gioielli cuciti nei corsetti, servirono varie pallottole per porre fine alle loro vite. Molto probabilmente a causa di questo nasce la leggenda di Anastasia. Alcuni corpi furono portati a 19Km da Ekaterinburg, bruciati e seppelliti in un pozzo, e dopo trasferiti in un’altra fossa scavata nel bosco, per evitare che le tombe divenissero meta di pellegrinaggi.
La Leggenda di Anastasia
Le difficoltà del ritrovamento e dell’identificazione hanno portato alla nascita di alcune leggende. In
molti negli anni si sono spacciati per un membro della famiglia reale giustiziata, facendo capo alla mancanza di un corpo, ancora non recuperato. La storia più famosa è quella di Anna Anderson una donna polacca che sostenne dal 1920 al 1984 anno della sua morte di essere la Gran Duchessa Anastasia sfuggita all’uccisione nella cantina ad Ekaterinburg. Fu ritrovata in uno stato di confusione a Berlino mentre tentava il suicidio gettandosi da un ponte, portata in un’ospedale dichiarò di essere la Gran Duchessa. Secondo la sua testimonianza, grazie ai gioielli cuciti nel corpetto riuscì a salvarsi, fingendosi morta, trasportata in un carro, riuscì a scendere durante una sosta. La storia da lì diventa molto contorta e poco chiara, ma nonostante tutto in molti le credettero grazie ad alcune coincidenze anatomiche come il difetto all’orecchio e la mancanza di una falange e ai dettagli privati della famiglia raccontati dalla ragazza. Solo molti anni dopo la sua morte venne effettuato un esame del DNA, con un campione di intestino stranamente conservato per 15 anni da un medico che avete operato la Anderson che risultò negativo. Così venne associata a una giovane Polacca scappata da un manicomio (stranamente alcuni giorni dopo il ritrovamento di Anna).
L’identificazione
Naturalmente ritrovare i corpi non fu semplice, i boschi della Russia sono vasti. I tentativi di occultamento e di rendere irriconoscibili i cadaveri non ne hanno facilitato il recupero. Però grazie alle ricostruzioni e a delle testimonianze alcuni i resti vennero identificati, e grazie alle nuove tecniche recentemente i corpi ritrovati nel 2017 sono stati identificati come i figli dello Zar Aleksej e Maria. Questo ritrovamento dovrebbe mettere definitivamente un punto alla questione delle leggende sui Romanov, nessun corpo sembra mancare e quindi metterebbe a tacere anche le teorie di chi appoggiava la Anderson. Chiudendo così definitivamente un capitolo della storia.