Rosario Livatino Sotto lo sguardo di Dio, il nuovo libro di Michelangelo Nasca

Carissimi lettori del nostro magazine e divoratori di libri, abbiamo il piacere di sottoporre alla vostra attenzione, in anteprima, la nuova fatica letteraria del nostro Michelangelo Nasca, dal titolo “Rosario Livatino Sotto lo sguardo di Dio” edito da Messaggero di S.Antonio Editrice.

Il testo, dopo un breve racconto della vita del giudice Rosario Livatino, presenta gli scritti del giovane Magistrato accompagnati da piccoli commenti, con una scelta di titoli volti a porre in risalto la sua preziosa testimonianza cristiana. L’Autore, infine, propone alcune delle annotazioni principali che furono trovate nelle sette agendine utilizzate da Livatino, annotazioni che descrivono – seppur sinteticamente – gli stati d’animo, le gioie e le preoccupazioni vissuti dal Giudice.

Rosario Livatino, giovanissimo magistrato siciliano, morì il 21 settembre del 1990, ucciso dalla criminalità organizzata mentre percorreva con la propria automobile, privo di scorta, la principale via di comunicazione tra Agrigento e Caltanissetta. Solo da questo momento, caduto in terra, l’evangelica immagine del chicco di grano, raccontata nel Vangelo di Giovanni, inizia a portare frutto: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (12,24). L’esperienza di fede cristiana e la vita di Rosario Livatino – come lui stesso riportava nelle sue agendine, con una abbreviazione (S.T.D.) – furono vissute con l’evidente consapevolezza di ritrovarsi – a casa come nell’aula di un tribunale – Sub Tutela Dei, sotto lo sguardo di Dio!

Un Crocifisso, il Vangelo e tanta preghiera (breve estratto tratto dal libro)

Nella vita di questo giovane magistrato, la fede non rappresenta un aspetto marginale, una cravatta elegante da indossare negli incontri ufficiali in doveroso ossequio alla diplomazia e all’apparenza. Per Rosario Livatino, la vita di Cristo e il suo Vangelo sono il vertice dell’esistenza umana, e non è certamente un caso che sul suo tavolo da lavoro si trovassero un Crocifisso e il Vangelo, con le sottolineature e gli appunti di uno che prendeva quotidianamente sul serio quelle pagine sacre. «La Bibbia – scrive in classe nei primi anni di liceo – è lo scrigno dove è racchiuso il gioiello più prezioso che esista: la Parola di Dio. Un gioiello che non si consuma mai (“Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”) e che non è futile ornamento, ma un meraviglioso e saggio maestro di vita, di vita spirituale e materiale che in esso si fondono a indicare all’uomo una via, una via piena di luce a cui si giunge attraverso tante strade secondarie, tanti viottoli nascosti e segreti. Leggendola e comprendendola, l’uomo ne riceve i migliori consigli perché la sua vita spirituale si svolga serena e senza compromessi, e chi ha spirito pacato affronta la vita con un coraggio e una abnegazione tali che ogni ostacolo viene eliminato. Quindi insegnamenti in campo spirituale che comportano inevitabili, ma benefiche ripercussioni nel campo materiale, pratico».

Ed è proprio in questo ambito, materiale e pratico, vissuto a lavoro, in famiglia e in rapporto con gli altri, che Livatino fa esperienza di Dio. Ogni giorno – prima di raggiungere il Tribunale di Agrigento – Rosario si recava nella vicina chiesa di San Giuseppe per sostare in preghiera: «Non sapevo chi fosse – riferirà poi il parroco don Giuseppe Di Marcoavevo solo capito che era un magistrato. Rimaneva per un po’ e poi se ne andava in silenzio»; e ancora: «Quella figura mi è rimasta impressa come in un quadro di “permanente visione”. Volgeva dolcemente lo sguardo verso il Tabernacolo, assorto, sereno e quasi luminoso in viso. Dopo alcuni minuti, senza guardare intorno, delicatamente e rapido usciva… Pur avendo il desiderio di rivolgergli la parola o un saluto, non osai mai fargli un cenno. Il suo atteggiamento mi invitava a rispettare la sua preghiera e a cogliere la sua testimonianza di raccoglimento e di silenzio orante».

Un appuntamento con la preghiera che Livatino rispettava già durante gli anni del liceo, e che uno dei suoi compagni più cari, Antonio Emmanuele, non mancherà di ricordare: «Esiste anche un bisogno di interiorità – gli diceva Rosario – che spesso ha il sopravvento sulle manifestazioni esterne. È per questo che ogni mattina, andando a scuola, entrava nella chiesa di San Diego per inginocchiarsi davanti all’altare maggiore per qualche minuto e recitare una preghiera di ringraziamento per la vita che ogni giorno il buon Dio ci regalava; è per questo che spesso andava nel convento dei frati Cappuccini a partecipare alla Santa Messa e, dopo qualche tempo, anch’io insieme a lui presi queste abitudini».
È proprio nella chiesa di San Diego – riferisce Ida Abate nel suo libro – che furono celebrate, il 22 settembre 1990, le esequie di Rosario Livatino.

Michelangelo Nasca

 

 

Autore
Michelangelo Nasca ha studiato presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia «San Giovanni Evangelista». Insegnante di religione, docente di teologia dogmatica presso la Scuola teologica di base «San Luca Evangelista» di Palermo. Giornalista vaticanista collabora con «Vatican Insider» (La Stampa), «Korazym.org» e Impronta magazine. È direttore della rivista «Theofilos» e presidente provinciale dell’Unione cattolica stampa italiana. Per le Edizioni Messaggero Padova ha già pubblicato Pino Puglisi (2015).

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