“Come un saggio architetto io ho posto il fondamento”
“Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1° Corinzi, 3,10-11).
Area dell’apparecchiatura muraria che consente l’ammorsatura angolare fra muri perimetrali della fabbrica, è questa la definizione di un cantonale dal punto di vista architettonico. Esso declina su altri ambiti se lo si riferisce al mondo dell’arredamento, piuttosto che della geografia politico-amministrativa di certe aree (ad esempio della Svizzera), o in riferimento agli angoli delle coperture dei codici e dei libri antichi.
Tutti luoghi fisici di grande rilievo in quanto deputati alla tenuta dell’intero organismo da essi servito: un edificio, un libro, etc.
Qui tuttavia, si vuole partire dal passaggio biblico “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata testata d’angolo” (Matteo 21, 42), da un lato per proporre degli auguri pasquali diversi dalle solite frasi preconfezionate o, peggio, da quelle catene che raggiungono i nostri profili social a cascata – riciclati e rimandati a nostra volta come un vortice impazzito su sé stesso – dall’altro per ribadire un concetto a noi caro che rintraccia nelle piccole cose – anche un frammento di intonaco – la capacità di raccontarci molte cose. Infatti, così come la “pietra scartata” anche il frammento non ci dice di certo nulla se visto come un relitto, come qualcosa da destinare alla discarica: eppure dalla sua superficie (e forse tra i suoi strati) esso trasuda storie, vita. Ecco come si può vivere un progetto o un cantiere, dal più complesso al più semplice; ecco come lo “scarto” ritrova una nuova vita.
Ecco allora che l’elemento reietto viene ribaltato in una dimensione di resurrezione costruttiva, tanto da garantire – nel caso del cantonale “testata d’angolo” – la solidarietà fra le pareti d’ambito e assicurare un buon comportamento d’insieme alla scatola muraria, all’organismo architettonico.
Il sapiente architetto conosce bene l’importanza del ruolo statico rivestito dalla testata d’angolo e per tale motivo riserva ad essa un impegno e un’accuratezza costruttiva maggiori: questa attenzione è stata alla base delle più belle e maestose realizzazioni architettoniche della storia, laddove proprio il cantonale – enfatizzato – è divenuto a giusto titolo un elemento della narrazione e della connotazione dell’impaginato architettonico dei fronti: cantonali decorati a bugna, bicromie, elementi aggettanti e qualsiasi altra nota di uno spartito di armonia e forza espressiva.
Biblicamente la fonte della sapienza è Dio stesso, il costruttore per eccellenza. Dalla Genesi in poi Egli crea, costruisce, edifica.
Mossi da curiosità ci siamo messi alla ricerca, tra le pagine della Bibbia, di alcuni termini del mondo architettonico, rintracciandone con grande sorpresa l’enorme utilizzo nel testo sacro.
In maniera non esaustiva si riportano qui di seguito – secondo l’ordine di comparsa sul Testo – quelli maggiormente ricorrenti:
- 1667 volte “città”
- 1506 volte “casa”
- 1373 volte “porta”
- 810 volte “tempio”
- 193 volte “mura”
- 348 volte “opera”
- 178 volte “pietra”
- 108 volte “tavola”
- 97 volte “stanza”
- 91 volte “colonne”
- 62 volte “stanze”
- 60 volte “fondamenta”
- 51 volte “fortezza”
- 45 volte “palazzo”
- 40 volte “colonna”
- 38 volte “angolo” o “d’angolo”
- 33 volte “camera”
- 30 volte “tetto”
- 21 volte “finestra”
- 14 volte “costruttori”
- A pari merito 15 volte “erigere” ed “eretto”
- 14 volte “facciata”
- 12 volte “edificare”
- 10 Volte “baluardo”
- 9 volte “terrazze”
- 7 volte “calce”
- 6 volte “muri”
- 4 volte “architetto”
- 3 volte “architrave”
- A pari merito 2 volte “scartata”, “bastione”, “corridoio”
- A pari merito 1 volta “mattone”, “castello”, “latrina”
Secondo questo breve resoconto risulterebbe alquanto sorprendente anche il minimo – quasi insistente – scarto letterale e numerico del termine “scartata”, quasi a rimarcare proprio il fatto che non viene messo da parte nessun elemento dall’Architetto, il costruttore, “Dio stesso” (Ebrei, 11, 10).
Il tema biblico che si riferisce alla “pietra d’angolo” lo ritroviamo nel Salmo 118 al versetto 22: “La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo”. La medesima espressione viene riferita da Gesù (cfr Mt 21, 42) e applicata alla sua esperienza di morte e di gloria che lo vedrà protagonista della storia sacra tra Dio e il suo Popolo. Analogamente ritroviamo questa espressione anche nelle parole di Pietro: “Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 11-12). Anche Cirillo di Gerusalemme richiama questa immagine in una delle sue Catechesi, sottolineando che Gesù “è chiamato pietra, non inanimata né tagliata da mani umane, ma pietra angolare, perché colui che avrà creduto in essa non rimarrà deluso” (Le Catechesi, Roma 1993, pp. 312-313).
La pietra angolare dal punto di vista storico-biblico rappresentava la pietra base di un edificio o quella che teneva insieme la volta di una sala, essa, per l’importante funzione architettonica, era diventata l’immagine che designava il Tempio di Gerusalemme e la persona stessa di Cristo o della Chiesa. San Paolo infatti dirà: “Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù” (Ef 2,20).
Attraverso questa immagine, così, Cristo è la pietra di fondazione che terrà unito l’amore di Dio verso la sua Chiesa. Una Chiesa che in diverse attestazioni bibliche e teologiche viene definita come edificio di Dio, costruita dagli apostoli, casa e dimora di Dio, sino a descrivere il ministero petrino consegnato da Gesù all’apostolo Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa” (Mt 16,18).
Molto efficaci, a tal proposito, le parole di Giovani Paolo II pronunciate a Buenos Aires
il 6 aprile 1987: «In questa edificazione, noi cristiani siamo “come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pt 2, 4). Pietre vive della Chiesa! Quanto è bella questa espressione di san Pietro! “Pietre vive, formate nella fede, irrobustite dalla speranza e unite per mezzo della carità” come ha scritto sant’Agostino (S. Augustini, Sermo 337, 1). Questo è ciò che il Signore vuole che siamo: pietre vive, poggiate saldamente in Cristo, pietra angolare dell’edificio della Chiesa. Soltanto in Cristo è la salvezza, come ha proclamato l’apostolo Pietro davanti al sinedrio: “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4, 12)».
Sono giorni di grande preoccupazione e incertezza per il futuro, compromesso da Covid-19. Tuttavia la speranza con la quale proiettarci trova fondamento solo nella saggezza costruttiva di Dio, Colui che non scarta e che, anzi redime facendo nuove tutte le cose.
Santa Pasqua a tutti.
Rosario Ribbene – Michelangelo Nasca