Emergenza Mascherine: a Termini Imerese “Idea Cuoio” le realizza e le dona

Uno degli effetti diretti di questi giorni di pandemia da coronavirus è la mancanza di mascherine: farmacie, ferramenta, centri commerciali ed ogni altro punto vendita dove prima venivano usualmente commercializzate è stato razziato nel disperato tentativo di procurarsi una qualche forma di protezione contro questo temibile e invisibile nemico. Si è persino creato un mercato nero dove questi oggetti – che in un’altra era costavano pochi centesimi – vengono ceduti a caro prezzo, anche nell’ordine di decine di euro.

Un presidio non di poco conto quello della mascherina se si considera che protegge sia chi la indossa, sia le persone intorno ad essa: una barriera attiva e passiva allo stesso tempo. Gente comune ed eroici operatori sanitari – in prima linea a fronteggiare Covid-19 – il coro unanime alimenta la forsennata domanda di mascherine con un fabbisogno mensile di circa 90 milioni.

Persino il mondo della moda è stato mobilitato: domenica 15 marzo è stato lanciato un appello ai laboratori e stabilimenti stilistici affinché si inizi a riconvertire subito la produzione. Due messaggi che portano la firma di Erika Andreetta, partner di PwC, Price Waterhouse Coopers e responsabile del settore luxury goods, per conto del presidente di Confindustria Moda.

Appello raccolto dalla casa di moda Miroglio di Alba che ha già riconvertito la produzione da giorni, lavorando a pieno ritmo per realizzare 25mila mascherine da fornire alle strutture ospedaliere del Piemonte; dalla BC Boncar di Busto Arsizio che produce 2.500 mascherine al giorno; dalla GDA in Puglia – che ha creato, tra l’altro, vestiti per Lady Gaga e Nicole Kidman, per Billie Eilish e Lizzo agli ultimi Grammy Awards e per tantissime altre star mondiali – che produce mascherine da offrire ai concittadini; dalla Machattie di Prato, piccola azienda di abbigliamento che ha risposto sia all’emergenza mascherine sia alla crisi economica che ha colpito la propria realtà: improvvisamente senza più ordini e lavoro, è stata subito presa la decisione di abbandonare la produzione di abiti da donna e da uomo per riconvertirla appunto in quella di mascherine.

E in Sicilia? Mentre molti apparati burocratici della Regione si spendono in ipotesi, soluzioni e note da un ufficio ad un altro, c’è chi si rimbocca le maniche e mette a disposizione la sua maestria. Succede a Termini Imerese, cittadina del palermitano, poco conosciuta per gli splendidi tesori d’arte che custodisce e maggiormente famigerata per altre fallimentari eredità.

Idea Cuoio di Salvatore Lo Manto da oltre 30 anni, esperti lui e la sua famiglia nella lavorazione di cuoio e pellami con un punto vendita che realizza borse per donna, borse da lavoro, cinture in pelle e in cuoio, tracolle ed altri oggetti finemente lavorati oltre ad un servizio di riparazione su pelletterie e calzature di altissimo pregio, da un paio di giorni realizza mascherine e le regala ai suoi concittadini. “Come molte altre attività, anche noi siamo stati investiti dalle prescrizioni dei recenti Dpcm del Governo – racconta Salvatore Lo Manto (al secolo Totò) – adeguandoci per il bene di tutti davanti al dilagare del contagio. Mi è capitato di assistere attonito ad una scena davanti al supermercato con persone che non potevano entrare per acquistare beni di prima necessità perché non munite di mascherine. Questa cosa mi ha talmente colpito che ho deciso di realizzare alcune mascherine con il materiale che in quel momento avevo a disposizione“.

Sono bastati un paio di post su facebook per innescare due giorni di fuoco per l’artigiano siciliano, sommerso da telefonate e richieste di mascherine, al cellulare, al telefono fisso e persino per strada. “Tengo a chiarire che le mie mascherine non hanno le stesse caratteristiche di quelle in commercio, omologate per queste finalità – continua Totò – si tratta di un materiale sintetico, idrorepellente e traspirante (quello del corpo principale della mascherina) che io utilizzo per rivestire l’interno delle borse. Gli elastici sono invece quelli da merceria. Tutto il materiale che avevo in laboratorio lo sto utilizzando e mettendo a disposizione per chi ne avesse bisogno. Sono dei dispositivi che permettono di avere un minimo di protezione in caso di starnuto, tosse verso gli altri e viceversa. Il tessuto è lavabile, lo si può disinfettare ed quindi riutilizzabile più volte”. E non fa in tempo a rispondere alle nostre domande – telefoniche in questi tempi di dovuta e prescritta distanza a scopi precauzionali per Covid-19 – che, in diretta, risponde a persone che gli chiedono altre mascherine. “Ho chiesto alla Guardia di Finanza la possibilità di restare aperto un’ora e distribuirle in maniera gratuita proprio per far fronte all’enorme richiesta – spiega Totò – consegnando le mascherine alle persone che attendono, fuori, in macchina“.

Sorprendente gesto di solidarietà che va alimentato con altra solidarietà dal momento che Totò (tramite social) ha chiesto di fargli pervenire panno, tnt, resinato, elastici (a metraggio o anche da cartolibreria) gommapiuma da mezzo centimetro.

E non è finita qui, considerando che da papà, Totò ha coinvolto i suoi figli che lo aiutano a fare piccoli passaggi nella realizzazione delle mascherine (piegature fondamentalmente) così da educarli ad una socialità solidale in questi giorni in cui ce n’è più bisogno.

Salvatore Lo Manto

 

 

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