Emergenza Coronavirus: il messaggio dell’arcivescovo alla chiesa di Palermo – testo e video

Dopo le ultime disposizioni della CEI in merito al Coronavirus, l’arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice ha sentito il bisogno di stare vicino a tutta la diocesi di Palermo. Per tal motivo ha deciso di comunicare attraverso un video messaggio che vi riproponiamo anche qui su Impronta Magazine, a seguire anche il testo integrale.

Il video messaggio di Lons. Lorefice

Il testo integrale

Carissimi Fratelli e Sorelle,

desidero aprirvi il cuore in questo momento che ci coglie di sorpresa e impreparati, seminando ovunque insicurezza e paura.

Molti cuori, sopraffatti da queste ombre tenebrose, «vanno dicendo: Le nostre ossa sono inaridite, la  nostra speranza è svanita, noi siamo perduti» (Ez 37,11). Per questo motivo il mio cuore di Padre e Pastore che veglia costantemente su di voi, sulla “porzione di eredità” affidatami dal Signore, mi suggerisce e mi impone di ribadire a tutti con amabile fortezza le parole di S. Paolo a Timoteo: «Noi infatti ci affatichiamo e combattiamo perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli uomini, ma soprattutto di quelli che credono» (1Tm 4,10).

Nessun evento, per quanto nefasto, ci deve togliere la speranza e la fiducia in Dio che dal sepolcro sigillato del Golgota ha fatto deflagrare l’energia della Vita, ha reso vittorioso sulla morte l’Amore crocifisso.

Come vi esortavo nel Messaggio per la Quaresima, viviamo anche questa imprevista situazione «secondo il Vangelo, gioiosi di essere – saldi in un solo spirito – ‘degni cittadini del Vangelo’ e ‘cittadini degni del Vangelo’ (cfr Fil 1,27), fraterni compagni degli uomini e delle donne del nostro tempo». Di fronte all’emergenza sanitaria che sta coinvolgendo il nostro Paese e la nostra Regione, i cristiani e le nostre comunità abbiamo la responsabilità di comportarci da virtuosi e corretti cittadini che osservano le misure preventive diramate dal Governo nazionale e regionale per contrastare la diffusione del “coronavirus”.

Nonostante «L’interpretazione fornita dal Governo include rigorosamente le Sante Messe e le esequie tra le “cerimonie religiose”» (Comunicato CEI, 8.3.2020) precludendoci di fatto ogni azione liturgica comunitaria e pubblica (celebrazione dei Sacramenti, Liturgia delle Ore, Via crucis, processioni, ecc..), in questo momento così delicato e colmo di trepidazione, possiamo continuare a dare il nostro efficace apporto attraverso il potente mezzo della preghiera personale che ci mette in comunione spirituale con i fratelli e le sorelle delle nostre comunità e dell’intero territorio nazionale e mondiale.

Nessuno – nessuna autorità umana! – ci può togliere l’Eucaristia. Tanto è vero che il vostro Vescovo e i vostri Presbiteri continueranno a celebrare per voi – seppur senza di voi – e per tutti gli esseri umani del mondo intero. Se non ci ritroviamo fisicamente in assemblea liturgica è per contribuire a tutelare la vita e la salute di tutti, soprattutto di quanti sarebbero più vulnerabili, gli anziani e gli ammalati di ogni età.

Sono consapevole che l’accoglienza delle disposizioni governative «incontra sofferenze e difficoltà nei Pastori, nei sacerdoti e nei fedeli» (Comunicato CEI, 8.3.2020) – penso a chi perde un parente o un amico, a chi deve celebrare il matrimonio e gli altri sacramenti – ma la restrizione non può essere interpretata come una imposizione in odium fidei, un pretesto per indebolire la Chiesa. Aiuta la difesa della vita delle persone e, conseguentemente, della loro fede e dei più alti valori umani e cristiani. Come ci ricordano i Vescovi italiani «L’accoglienza del Decreto è mediata unicamente dalla volontà di fare, anche in questo frangente, la propria parte per contribuire alla tutela della salute pubblica» (Comunicato CEI, 8.3.2020).

Approfittiamo, piuttosto, di questa ardua situazione per venire fuori dall’abitudine religiosa che prende il sopravvento sulla pratica consapevole della nostra vita di fede e della nostra attiva partecipazione alla vita liturgica delle nostre comunità.

Facciamo più silenzio nella camera del sacrario interiore. Soffermiamoci più a lungo nel dialogo della preghiera al cospetto del Signore. Facciamoci nutrire dal cibo sostanziale della Parola di Dio mediante un ascolto più assiduo e attento. Soffermiamoci singolarmente davanti ai tabernacoli delle nostre chiese che comunque rimarranno aperte. Riscopriamo la preghiera in famiglia, prendiamo parte all’Eucaristia e alla Liturgia delle ore attraverso i mezzi radiotelevisivi o via internet (valorizzando così la pratica della Comunione spirituale) e, soprattutto, intensifichiamo le opere di carità e di misericordia.

Sì, carissimi, questo è tempo per riscoprire il volto del fratello, il suo essere immagine e somiglianza di Dio, di ritrovare il senso comunitario e solidale della vita. Prendiamoci cura gli uni degli altri attraverso un uso sapiente dei tanti mezzi di comunicazione che sono a nostra disposizione. Che la nostra parola di consolazione e lo sguardo del nostro cuore possa arrivare gioiosamente a tanti vicini e lontani.

In comunione di preghiera e di affetto, invocando la potente intercessione di Santa Rosalia, vi benedico di cuore”.

Palermo 9 marzo 2020

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