La sfida “spacca cranio” e le altre epidemie sociologiche contratte dai giovani

Probabilmente non è una questione di tempi moderni rispetto al recente passato, e certe situazioni, oggi, come per esempio la difficoltà dei nostri giovani di stare in compagnia, parlare, giocare, ridere e scherzare con semplicità destano non poche preoccupazioni. “Skullbreaker Challenge” (sfida spacca cranio), si chiama così una balorda e quanto mai pericolosa “sfida” lanciata attraverso i social network, e immediatamente raccolta da migliaia di giovani e salutata a suon di like. Un salto, un colpo ai polpacci da parte di altri due partecipanti, e il terzo cade di schiena… rischiando, così, di “spaccarsi il cranio” o di rimanere per sempre su una sedia a rotelle per traumi alla colonna vertebrale!

Ma questa è solo una delle numerose derive sociologiche e morali che minacciano seriamente la nostra umanità. Giochi estremi e pericolosi, sedute spiritiche, serate a base di cocktail alcolici e pasticche allucinogene; i loro rapper preferiti cantano indisturbati la trasgressione di ogni regola e la violenza nei confronti della donna; su nuove piattaforme televisive online persino il diavolo appare simpatico e la parola “sesso” ha ormai da tempo cambiato il radicale significato dell’amore. Quando poi sono a casa si “rilassano” con qualche gioco videogioco estremo e violento!

È inutile nasconderlo, i nostri giovani vivano ai margini di qualsiasi tipo di relazione umana. I primi rapporti interpersonali a naufragare sono quelli vissuti in ambito familiare. Ma ciò che appare davvero assurdo è che nemmeno all’interno del proprio gruppo di amici i ragazzi fanno l’esperienza di relazioni vere e appaganti. Nessuno è davvero amico dell’altro!

La distinzione tra “bravo e cattivo ragazzo” non esiste più. Il nucleo familiare di tanti giovani – frantumato e sconfitto da mille contraddizioni ed estremi desideri di libertà – ha costretto i ragazzi a cambiare “residenza” e a migrare verso un’altra tipologia di gruppo, dove tutto è vissuto in base alle proprie emozioni ed illusioni, senza una vera e propria autorità capace di guidarli; un po’ come nel “Paese dei balocchi” per Lucignolo e Pinocchio… «dove non ci sono scuole, non ci sono maestri, non ci sono libri. Un paese benedetto dove non si studia mai, dove le giornate trascorrono baloccandosi e divertendosi dalla mattina alla sera. La sera poi si va a letto, e la mattina dopo si ricomincia daccapo!».

«In questa società dell’off limits, – afferma il famoso psichiatra e scrittore italiano Vittorino Andreoli – si va in gruppo per fare quello che da soli non si riesce a fare. Il gruppo come tramite per vincere le ultime barriere e sentirsi senza regole, senza norme. Anche quando, come spesso negli adolescenti, si sta insieme senza un progetto, si è – proprio per questo – aperti a tutti i progetti possibili. […] Il gruppo permette a molti anonimi, a tanti «nessuno», di diventare eroi, sia pure del nulla o del male».

Non è possibile arginare questo drammatico problema se non ritorniamo (noi adulti, padri e madri) ad educare i nostri figli. È necessaria una “auctoritas”, una forza, cioè, capace di far crescere i ragazzi, che sia in grado di indicare la direzione giusta e di operare la distinzione tra bene e male. «Non bastano le leggi dello Stato – prosegue Andreoli –, specie quando servono invece per aggiustare gli interessi dei potenti; non sono sufficiente le pene quando si conoscono le regole per evitarle, occorre una forza autorevole, un padre».

Foto: ticinolibero.ch

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