A Sanremo la speranza negli occhi di Paolo
“Buona sera a tutti, lasciate che mi presenti. Mi chiamo Paolo Palumbo, ho 22 anni, sono nato in Sardegna e da quattro anni combatto contro la Sclerosi Laterale Amiotrofica, conosciuta come SLA”.
Con queste parole Paolo si presenta all’Ariston, tra le luci, i fiori e lo scintillio della bellezza che fa da protagonista.
Ringrazia lo Staff di Sanremo e Amadeus per avergli dato l’opportunità ad essere li per portare un messaggio.
La voce che usa è un po’ particolare ma arriva dritta al cuore. “Il brano che porto è un inno alla vita, scritto con l’obiettivo di spronare chi si arrende”
Ci invita a chiudere gli occhi e a provare ad immaginare che la nostra quotidianità, anche nei gesti più piccoli, ed immaginate che venga improvvisamente stravolta. “Immaginate che il corpo che per anni vi ha sostenuti, non risponda più ai vostri comandi e che non possiate provare più il piacere di dissetarvi con un sorso d’acqua, di canticchiare la vostra canzone preferita o di fare un bel respiro profondo. In Italia siamo oltre seimila ad aver provato queste sensazioni ed aver fatto degli accertamenti che ci hanno catapultato in un mondo ignoto”
Grazie alla sua famiglia e alla preghiera del Rosario, Paolo ha compreso cosa significa la parola “sacrificio”.
Grazie al loro amore ha scoperto una forza interiore che non sapeva di avere. Paolo vuole gridare a tutti che la sua vita non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso alle difficoltà e ha imparato a farne un punto di appoggio sul quale costruire qualcosa di nuovo. Un ragazzo che continua a sognare e a desiderare!
La vita non è una passeggiata e dovremmo fronteggiare le sfide che ci mette davanti con tutto l’entusiasmo possibile.
Alla fine dell’esibizione, Paolo ha esortato ad utilizzare il tempo nel migliore dei modi e a dire ‘ti voglio bene’ a tutti prima che sia troppo tardi.