“Aiutiamo l’economia locale”, da Termini Imerese (PA) si ode un grido di aiuto
La crisi c’è e si fa sentire! Da anni ormai questo spettro si aggira su tutto lo stivale ma in particolar modo al meridione esso è presente e aleggia soprattutto nei piccoli centri di provincia che piano piano stanno scomparendo. Tutto questo a causa della mancanza di lavoro e di conseguenza della qualità della vita che è scesa vorticosamente. Ma Termini Imerese, nota città della provincia di Palermo non vuole arrendersi, lei che è stata da sempre una delle città che ha fatto da culla nel Mediterraneo. Per tal motivo, 100 cittadini hanno lanciato un appello alla città ma anche al comprensorio, affinché le persone possano comprare in città, avvantaggiando i commercianti locali.
Una situazione disastrosa
L’Italia intera è sempre stata a conoscenza dell’immane danno causato dalla chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese che se per un verso ha dato lavoro per diversi anni, dall’altro alla fine ha lasciato desolazione, insicurezza e tanto sconforto. La chiusura dello stabilimento è forse stato il nefasto trampolino di lancio per aprire la strada a questa profonda crisi che sta vivendo la città ed il comprensorio tutto. “Con una minore capacità di spesa – si legge nel comunicato – le attività produttive di Termini si sono contratte, la vivace realtà artigianale e commerciale che aveva rappresentato nel passato l’emblema della fiorente economia cittadina si è quasi spenta. La recessione e il calo del lavoro degli ultimi decenni hanno spinto molte attività a chiudere. Una situazione disastrosa e destinata a peggiorare. I pochi capitali che circolavano all’interno della nostra realtà locale e avevano permesso la resistenza di un tessuto commerciale e artigianale si sono dissolti. Una diffusa abitudine a comprare fuori città e l’espansione dell’ecommerce ha devastato ulteriormente l’ormai fragile economia cittadina”.
Ricostruire rapporti umani
Un altro aspetto del nuovo modo di fare acquisti è quello di interagire con delle “macchine” per comprare ciò che serve. Per tal motivo, si legge ancora nel comunicato: “Comprare in città vuol dire anche ricostruire una rete di rapporti umani. Significa scegliere di non spendere in un luogo dove siamo considerati solo consumatori anonimi da spremere, o rischiamo di diventare umanoidi che comunicano attraverso il computer, di parlare da soli e aumentare il senso di frustrazione e di solitudine collettiva. Le nostre attività cittadine sono e devono essere sempre di più non solo un luogo dove fare acquisti, ma dove fa piacere trascorrere del tempo, e riscoprire quello che sono punti di riferimento anche ‘fisici’ nella geografia dei nostri quartieri, grazie ai quali la realtà è meno estranea e più sicura”.
L’obiettivo
Oggi assistiamo alla cosiddetta “fuga di cervelli”, causata sempre dalla mancanza di risorse che spingono i giovani a rimanere nella propria terra. Pian piano però qualcosa inizia a muoversi, basti pensare al movimento “Si resti arrinesci” fondato da Padre Antonio Garau e poi ancora diversi giovani che hanno deciso di lasciare gli uffici per dedicarsi alla terra, guadagnandosi da vivere con il sudore della propria fronte. Ma non basta! Per tal motivo l’obiettivo del movimento “Comprate a Termini Imerese” è quello: “di far riscoprire il senso di appartenenza a Termini Imerese, le radici comuni, l’orgoglio di essere parte della stessa comunità. E’ l’unico modo per far rinascere la città. Tutte le altre idee o proposte non hanno futuro. La sfida è di lavorare insieme per creare le condizioni di riscatto e sviluppo del nostro territorio”.