A proposito dei Re Magi

Adorazione dei Magi di Andrea Mantegna - Getty Museum, Los Angeles

Altri personaggi, unitamente ai pastori, si mettono alla ricerca di Gesù. Essi appartengono ad una categoria tutt’altro che povera, e proprio perché ricchi devono percorrere – così sottolinea il Vangelo – una strada più lunga prima di giungere nell’umile presepe, rinunciando al benessere economico o culturale. I re magi, dunque, intraprendono il loro viaggio seguendo le tracce di una stella che – non importa se frutto dei loro calcoli o disegno divino – li condurrà verso Betlemme.

Nell’offrire i doni a Gesù, i magi si mostrano disponibili a distaccarsi dai propri averi, per abbracciare un bene più prezioso che hanno il privilegio di contemplare nell’umile presepio. In tal modo i sapienti viaggiatori si accostano al mistero del Natale raggiungendo la condizione umile dei pastori. Entrambi livellano la propria realtà umana a partire da quel margine tracciato da Dio nel momento in cui, incarnandosi, si fa povero.

Il possesso è ciò che caratterizza la vita dell’uomo attraverso il quale egli afferma se stesso, ciò che contraddistingue invece l’umanità di Cristo è la sua libera ed estrema povertà. Egli a riguardo è categorico: «Vendi quello che hai e dallo ai poveri…poi vieni e seguimi» (Mc 10,21).
Gesù non può essere definito un fanatico della povertà, né tantomeno è interessato alla proprietà come argomento specificatamente economico, il problema piuttosto riguarda la nostra capacità di giudicare tutto (relativamente al possesso) in relazione al rapporto con Dio. Nell’opzione di questa scelta, dunque, il cristiano ha la possibilità di porsi alla sequela di Cristo e può decidere liberamente di farsi povero nel proprio cuore per arricchire gli altri: «Il cuore spoglio di se stesso, infatti, il cuore che non vuole appartenere a se stesso – affermava il grande teologo svizzero H.U. von Balthasar -, si rende pane e vino per tutti quelli che hanno fame. Questo lo può fare il pastore come il re, ed ogni uomo che nella scala sociale sta in mezzo a questi due estremi, ogni più piccolo uomo».

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