In Sicilia i “morti si festeggiano”, la storia di un’antica tradizione
Il culto dei morti affonda le sue radici nella notte dei tempi, esso è presente in tutto il mondo ma in Sicilia i morti si “festeggiano”. La Festa dei Morti in Sicilia da sempre attrae grandi e piccini perché oltre al significato vero e profondo, nel corso degli anni a questa festa sono stati associati anche dei dolci particolari. Ma come è nata la festa in Sicilia ?
Una storia antica
Di certo non si tratta di una festa arrivata da paesi anglosassoni o da oltreoceano ma le sue radici sono impiantate nel culto dei “Lari” romani. Dal latino Lares (focolare), fanno riferimento agli spiriti degli antenati defunti che proteggevano la famiglia e vegliavano su di essa. Pian piano nel corso dei secoli il culto dei morti non si è perso anzi ha sempre avuto un ruolo importante nella storia dei popoli. Nell’835 d.c., Papa Gregorio II ebbe l’intuizione di spostare la festa di Ognissanti dal 13 maggio al 1° novembre in modo tale da superare alcune feste pagane. Ma sarà alla fine del X secolo che il 2 novembre verrà introdotta la commemorazione dei defunti.
Una festa tutta siciliana
Così dopo queste nuove disposizioni in Sicilia nacque la “Festa dei Morti”. Nell’Isola, il rapporto con i defunti è stato sempre forte, basti pensare ai grandi cimiteri o alle catacombe dei Cappuccini di Palermo insomma i morti “giocano” un ruolo fondamentale nella storia siciliana. Si narra che nella notte tra il 1 e il 2 novembre, i defunti andassero nelle case a far visita i propri cari portando loro dei doni, in particolare modo ai bambini. A tal proposito, la tradizione voleva e vuole ancora oggi, che proprio nella notte tra l’1 e il 2, si debba recitare la seguente filastrocca:
“Armi santi, armi santi
Io sugnu unu e vuatri siti tanti
Mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai
Cosi di morti mittiminni assai”
Si tratta proprio di una gentile richiesta di regali da parte di chi la recita per far si che questa venisse esaudita. In merito a ciò, lo storico Giuseppe Pitrè racconta di una tradizione palermitana secondo la quale:“i bambini siciliani usavano lasciare le loro scarpe vecchie in qualche angolo della loro abitazione, per ritrovare poi al loro posto delle scarpe nuove, oppure trovarle ricolme di dolciumi“. Questi “dolciumi” di cui parla il Pitrè, sono nello specifico i “Pupi ri Zuccaru”, ossia delle statuine di zucchero raffiguranti personaggi della tradizione siciliana, da Colapesce ai Paladini Orlando, Rinaldo ecc.
Dolcetti si… ma siciliani
Una delle tante qualità della Sicilia è di certo il buon cibo. Ad ogni ricorrenza infatti esistono dei piatti
tipici, per i “morti” ad esempio non ci sono i Pupi di zucchero ma esistono tante altre golosità. Perlopiù sono dolci come ad esempio i Mustazzola, i Taralli glassati, i Tetù ossia biscotti rotondi glassati a base di cioccolato o vaniglia, i Biscotti Regina ricoperti di cimino (sesamo) e poi sua maestà la Frutta Martorana che tutti conoscono, a base di pasta reale (mandorle). Non solo dolci ma anche salato, infatti tradizione vuole che la mattina del 2 bisogna mangiare la Muffoletta calda con olio, acciughe e formaggio primo sale e poi ancora in alcune province vengono mangiate il Macco a base di fave poiché secondo gli antichi siciliani queste ultime custodivano le anime dei defunti.