Le ricotte della salvezza: storie di assedi di castelli, città e dei loro abitanti, salvi grazie a delle ricotte
C’è un angolo della Sicilia ricco di pascoli naturali, dove le essenze foraggiere spontanee alimentano le mandrie di bovini autoctoni dai quali si trae il latte per la produzione di formaggi noti in tutto il mondo. Stiamo parlando dell’altopiano ibleo e della tradizione casearia del ragusano. La notoria bontà dei prodotti di questa terra – dove si produce il Ragusano D.O.P., il Cosacavaddu ibleo, la Provola e la ricotta fresca – è arricchita da storie leggendarie che ancora oggi risuonano nelle orecchie e sui palati di chi si trova a gustarli, come quella dell’assedio del castello di Comiso e della città di Ragusa.
A sud – est della Sicilia
Situato al centro di Comiso, il Castello dei Naselli d’Aragona, detto anche Palazzo del Conte, è stato teatro di un
lungo e sanguinoso attacco che mise a dura prova i suoi abitanti. Secondo la leggenda, infatti, il conte venne assediato per settimane dai suoi nemici – posti alle porte del suo maniero – tanto che le scorte alimentari iniziarono a scarseggiare. Una notte, mentre egli era in preda all’angoscia, gli apparve in sogno San Biagio che lo rassicurò dicendogli che l’assedio sarebbe finito se egli avesse digiunato e seguito un suo consiglio: il conte avrebbe dovuto raggiungere la campagna – quindi aggirando i nemici – attraverso un canale sotterraneo e raggiungere un pastore dal quale avrebbe dovuto acquistare delle ricotte e, una volta rientrato al castello, avrebbe dovuto gettarle queste sugli assedianti. Essendo un uomo molto pio, il conte seguì scrupolosamente il consiglio del Santo e la vicenda si svolse così come gli era stato predetto: gli assediati lanciarono giù dalle mura le ricotte una per una e riuscirono così a far capire ai loro nemici che prendere il castello affamando i suoi abitanti fosse inverosimile. Così l’assedio cessò ed il maniero fu salvo.
Ancora un’altra leggenda iblea narra che gli abitanti di Ragusa – cinti d’assedio e sopraffatti dalla fame – ostentassero agli assedianti arabi (che avevano intrapreso la conquista dell’Isola nel 827) una enorme abbondanza di viveri, gettando dalle mura un gran numero di ricotte ottenute col latte delle loro donne, affinché i soldati musulmani capissero fermamente che la città avrebbe potuto resistere per mesi senza esser vinta.