Caccamo: il borgo del gusto, vi raccontiamo le incredibili sfaccettature del borgo medievale dell’Isola
Con il collo stirato all’insù si ha una certa difficoltà ad abbracciare l’imponente mole del Castello di Caccamo, soprattutto se ci si trova ai piedi della rupe su cui è adagiato. Eppure è ciò che il nostro sguardo fissava dinamicamente, da lontano, poco prima di giungere ai lembi estremi di questo borgo medievale della Sicilia settentrionale, nel cuore del territorio provinciale del palermitano. Merli, bifore, alte mura di pietra potentemente innestate su uno sperone roccioso che domina tutto e tutti, incantando anche il visitatore più distratto.
Caccabi
La storia di questo antico borgo è indissolubilmente legata a quella del suo castello che proietta le sue mura intrise di personaggi, storie e leggende verso il suggestivo scenario delle vallate sottostanti, dominate con grande forza paesaggistica. Certamente il castello è per Caccamo il palinsesto architettonico più emblematico – essendone l’espressione di secoli di storia – ma il centro abitato della cittadina del palermitano custodisce gelosamente altri tesori quali le chiese, i riti religiosi, le fiere e le sagre che continuano a raccontare l’anima più intima del borgo.
Se non fosse per un certo via vai di auto lungo il principale asse viario cittadino, la dimensione che accoglie chi inizia
a percorrere le strette viuzze del borgo, lo proietterebbe in un tempo senza tempo. Prima tappa obbligata, manco a dirlo, il castello – il maniero feudale più grande della Sicilia – raggiungibile attraverso una ripida rampa cordonata dove è visibile il tentativo dell’uomo di dominare la roccia che irrompe qua e là durante il percorso sotto i piedi; poi, in una strepitosa successione si mostrano in tutto la loro verace bellezza ampi saloni riccamente decorati, spoglie prigioni che mostrano i graffiti dei malcapitati reclusi, le scuderie, le armi, il mobilio e gli stemmi delle casate che hanno posseduto il maniero. Che dire poi delle innumerevoli “presenze” sapientemente filtrate e modellate dalla tradizione popolare, fantasmi illustri che continuano a impreziosire questo luogo. Dalle terrazze, ovunque lo sguardo si rivolga, viene investito solo da incredibili scorci: il sottostante quartiere della terravecchia con i suoi tetti e le straduzze, i campanili delle chiese, il lago sul quale si riflettono i morbidi profili delle colline circostanti che punteggiano uno dei territori comunali più estesi d’Italia.
Ma i tesori del borgo continuano con sorprendente cadenza, attraendo e invitando a scoprire sempre di più. Caccamo è infatti anche scrigno di riti e memorie che ben rappresentano quel secolare e misterioso istinto di conservazione dei siciliani: ogni anno, la prima domenica di marzo, per esempio, si celebra il rito della rètina, una sfilata di muli bardati a festa con le tradizionali bisacce, bardelle, giummarri di lana colorata e cianciani. ‘U Signuruzzu a cavaddu – la Domenica delle Palme – rievoca l’ingresso di Gesù a Gerusalemme con un giovane chierichetto benedicente che attraversa le vie del borgo sulla schiena di un asinello bardato a festa.
Addentrarsi nell’intricata trama urbanistica di Caccamo permette di imbattersi nell’ospitale cordialità dei suoi abitanti, sapienti e gelosi custodi di antiche tradizioni e fautori di una gastronomia capace di esprimere le vocazioni del territorio: agricoltura e zootecnica. I floridi terreni caccamesi ospitano cereali, mandorli e ulivi. Che dire poi delle carni e dei prodotti caseari del borgo? Veri e propri monumenti del gusto siciliano che trovano le loro espressioni più alte nella sasizza (un semplice prodotto da carnezzeria divenuto un cult della gastronomia sicula), nei salami, nella vasta gamma delle verdure spontanee stagionali (salichi, cicoria, qualuzzi, asparagi e finocchi), nei gustosi formaggi (primo sale, primintiu, cacio cavallo, ricotta fresca di pecora e di capra, ricotta salata, solo per citarne alcuni).